Oggi verrà disputata la quarta tappa del Giro d’Italia su un percorso abbastanza ondulato di 200 chilometri da Catanzaro a Praia a Mare.
VIAGGIANDO CON IL GIRO. PUNTATA 4 – CATANZARO E PRAIA MARE
CATANZARO
Carta d’identità di Catanzaro
- Stato: Italia
- Regione: Calabria
- Provincia: Catanzaro
- Altitudine: 320 m s.l.m
- Superficie: 112,72 km²
- Abitanti: 90 769
- Densità: 805,26 ab./km²
- Targa: Cz
- Nome abitanti: catanzaresi
- Patrono: San Vitaliano da Capua
- Giorno festivo: 16 luglio
- Soprannome: la Città tra i due mari
la Città dei tre colli
la Città delle tre V
Catanzaro (Catanzaru in dialetto catanzarese) è un comune italiano di 90 769 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia e della Calabria. E’ il secondo comune della regione per popolazione.
Storico capoluogo dell’antica provincia di Calabria Ultra per più di 200 anni, la città è sede dell’Università degli Studi della “Magna Grecia.
Catanzaro era anticamente conosciuta, come la Città delle tre “V”, riferite a tre caratteristiche distintive della città, ovvero:
- V di San Vitaliano, santo patrono;
- V di vevnto in quanto costantemente battuta da forti brezze provenienti dal Mar Ionio e dalla Sila;
- V di velluto in quanto importante centro serico fin dai tempi dei Bizantini
IL TERRITORIO
Catanzaro si affaccia sul Golfo di Squillace, nel mar Ionio, dove secondo alcuni studiosi si trovava il porto del regno dei Feaci, nel quale, come racconta Omero nell’Odissea, Ulisse fu accolto e raccontò la sua storia.
È conosciuta come la “Città tra due mari”], in quanto è situata nell’Istmo di Catanzaro, ovvero la striscia di terra più stretta d’Italia, dove soli 30 km separano il mar Ionio dal Mar Tirreno. Ciò consente di vedere contemporaneamente, dai quartieri nord della città in alcune giornate particolarmente limpide, i due mari e le Isole Eolie. È detta inoltre Città dei tre colli corrispondenti ai tre colli rappresentati nello stemma civico che sono il colle di San Trifone (oggi San Rocco), il colle del Vescovato (oggi Piazza Duomo) e il colle del Castello (oggi San Giovanni).
Il territorio comunale si estende dal mare fino all’altezza di circa 600 metri, la casa comunale sorge a 320 m s.l.m. Comprende una zona costiera sul mar Ionio che ospita 8 km di spiaggia e un porto turistico, da qui il centro abitato risale la valle della Fiumarella (anticamente detta fiume Zaro), sede di un forte sviluppo urbanistico, fino ai i tre colli: del Vescovado, di San Trifone (o di San Rocco) e di San Giovanni (o del Castello) su cui sorge il centro storico della città e che si ricollegano con la Sila verso Nord. Per la sua particolare orografia il territorio comunale è bagnato dal mare, ma soggetto a fenomeni nevosi d’inverno.
I corsi d’acqua principali sono il torrente Fiumarella, nel quale confluisce il torrente Musofalo, il torrente Corace (anticamente detto Crotalo), il maggiore in termini di portata d’acqua che delimita il confine comunale a sud e il torrente Alli che delimita il confine comunale a nord. Per loro natura i corsi d’acqua sono a carattere torrentizio ed hanno una scarsa portata nella maggior parte dell’anno, mentre si gonfiano dopo le piogge.
LA STORIA
Il sito su cui sorge Catanzaro, al centro del Golfo di Squillace, è ricco di testimonianze paleolitiche e neolitiche.
Poco hanno lasciato i Romani, ai quali si deve soprattutto la costruzione di strade tra cui l’importantissima Capua – Reggio del 132 a.C.
Il primo nome di spicco inerente alla storia catanzarese è quello di Flavio Aurelio Cassiodoro, nato a Squillace nel 490, collaboratore dell’imperatore Teodorico, il quale fondò sul monte Coscia un centro di studi e di ricerche.
Catanzaro, già nel nome, mostra le sue origini bizantine (la sua fondazione risale al IX-X secolo, esso deriva dal bizantino KATANTZA’RION, cioè città posta sotto un rilievo terrazzato.
Antichi storici catanzaresi, raccontano che la città fu fondata nell’804 da due condottieri bizantini, Cattaro e Zaro, da cui derivò il nome Cattarozaro, in seguito Catanzaro. E’ però probabile che questa leggenda sia sorta per conferire maggiore veridicità alla storia o che sia stata tratta da qualche tradizione orale del tempo, o sia sorta per la necessità di avere degli eroi eponimi.
“Alta su una rupe ventosa ed aperta verso il mare Jonio” (L. Settembrini), Catanzaro dominava i traffici lungo un’antichissima e frequentatissima strada istmica tra Jonio e Tirreno.
Il sito originario di Catanzaro fu il colle Pazzano o Greca, dove si rifugiarono le popolazioni rivierasche in fuga dalla malaria e dalle invasioni saracene.
Nel 1059 il normanno Roberto Il Guiscardo conquista la città, che tutta conserverà a lungo nei secoli il carattere bizantino.
Ai Bizantini si deve l’introduzione dell’arte della seta da cui Catanzaro trarrà fama e ricchezza.
Lo sviluppo dell’arte serica catanzarese è stata favorita anche dai Normanni, con i “Capitoli” del 1473, Carlo V che nel 1519 conferì alla città gli ” Statuti dell’Arte della Seta”.
Sarà lo stesso Carlo V ad assegnare alla città lo stemma onorifico rappresentante un’aquila coronata che sovrasta i tre colli della città di Catanzaro e recante la scritta “sanguinis effusione” che ricorda la valorosa impresa dei catanzaresi che difesero eroicamente la città dall’assedio.
Nel 1532, dopo lunghe controversie con Taverna divenne, per volere dello stesso Carlo V, sede Vescovile.
I vecchi quartieri artigiani Cocole, Filanda, Fondachello, Grecìa, Paesello e Zingarello, sorti in età medievale, sono un dedalo di viuzze strette e circolari che conservano i tratti dell’antica cittadella bizantina.
Al feudalesimo normanno seguono gli Aragonesi che frazionano il potere di uno Stato che stava appena nascendo sotto Federico II di Svevia. Lasciata in mano ad una serie di avidi baroni e baronetti, Catanzaro comincia il suo lento declino ed il suo isolamento dal resto dell’Italia.
Solo col Rinascimento la città uscirà dal suo lungo letargo.
La seconda metà dell’Ottocento vede un cambiamento profondo nell’edilizia cittadina: viuzze e casupole fanno posto al lungo corso, l’attuale Corso Mazzini, tutt’oggi arteria principale della città,
Ai bordi del Corso nascono una serie di caffè, di centri culturali e d’imponenti palazzi, opera non solo di maestri locali ma anche di artisti forestieri, tra i quali il fiorentino Federico Andreotti ed il figlio Enrico. A questi si deve la progettazione e decorazione del Palazzo Fazzari (1876), il Belvedere (Via F. De Seta o Bellavista) e la creazione di Villa Margherita.
DA VISITARE
Museo provinciale
L’inaugurazione del museo risale al 4 maggio del 1879.
Particolarmente importante é la collezione di monete: più di 8000 monete di età greca, romana -imperiale e repubblicana, bizantina, normanna e sveva. A tale collezione si affiancano ritrovamenti come l’Elmo di Tiriolo del IV sec. a. C. ed una ricca raccolta di materiale preistorico, rappresentato da una collezione risalente all’età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.) ed una brattea aurea rappresentante la “Adorazione dei Magi”, capolavoro dell’arte bizantina.
Tra i numerosi dipinti sono sicuramente da menzionare gli splendidi quadri veristi del pittore catanzarese Andrea Cefaly e quelli più antichi come la “Madonna in gloria” del caravaggesco Battistello Caracciolo e la “Madonna della Ginestra” di Antonello de Saliba che mosta sullo sfondo i colli della città di Catanzaro.
Fontana monumentale “Il Cavatore”
Opera degli anni ‘50 del noto artista calabrese Giuseppe Rito, “il Cavatore”(colui che scava la roccia) è un’imponente scultura in bronzo su base di granito , posta in una nicchia “incastonata” nelle mura del complesso monumentale del San Giovanni.
In posizione dominante su Piazza Matteotti, la statua rappresenta il lavoro e la forza dei catanzaresi.
Il Duomo
L’attuale edificio sorge sulle rovine dell’antica chiesa del 1064 consacrata al culto dell’Assunta e dei Santi Pietro e Paolo, distrutta più volte da terremoti, incendi e dai bombardamenti del ’43.
La nuova costruzione, inaugurata nel 1960, rispetta l’originaria planimetria. Il campanile sormontato dalla statua in bronzo dell’Assunta, dello scultore Giuseppe Rito, é alto 42 mt.
La struttura è a croce latina. La navata centrale ospita dieci quadri di Lorenzo Jovino da Salerno a cui si deve anche l’arco trionfale rappresentante la S.S. Trinità.
Alla fine del ‘500 risale il gruppo statuario “la Madonna col Bambino” sita nel portico.
La cappella di S.Vitaliano, protettore della città ospita un busto del Santo del secolo XVI. Suggestivo è il grande organo a 3206 canne e 90 comandi.
Altre opere d’arte, arredi e suppellettili scampati al bombardamento sono custoditi nel vicino Museo Diocesano.
Basilica dell’Immacolata
In posizione centrale su Corso Mazzini sorge la chiesa dell’Immacolata, l’originaria struttura ad aula della chiesa francescana del XIII secolo è stata più volte rimaneggiata.La facciata è neoclassica.
All’interno le cere della napoletana Caterina de Julianis del primo ‘700 e pregevoli affreschi.
PIATTI TIPICI
- Lagane dell’ascensione ovvero delle fettuccine cotte in latte salato
- Cipollacci selvatici ovvero i lampascioni o cipolla canina bolliti
- Morseddhu alla catanzarisi ovvero trippa e frattaglie cotte nel vino rosso
- la Pittanchiusa una variante della pizza molto farcita (con pomodori freschi, peperoni piccanti, acciughe sottosale e olio; oppure chiusa e imbottita con uova sode, ricotta, provola, parti di maiale e peperoncino).
- Zeppole (dolce)
PRAIA A MARE
Carta d’identità di Praia a Mare
- Stato: Italia
- Regione: Calabria
- Provincia: Cosenza
- Altitudine: 5 m s.l.m
- Superficie: 23,59 km²
- Abitanti: 6 715
- Densità: 284,65 ab./km²
- Targa: Cs
- Nome abitanti: praiesi
- Patrono: Madonna della Grotta
- Giorno festivo: 15 agosto
Praia a Mare è un comune di 6.715 abitanti della provincia di Cosenza.
STORIA
Praia a Mare sorse originariamente come un piccolo ma popoloso villaggio di pescatori e contadini sulle spiagge strette tra il corso del fiume Noce ed il contrafforte roccioso oltre la pianura alluvionale del fiume Lao.
Praia a Mare ha costituito per secoli la frazione marina del vicino comune di Aieta.
L’etimologia del nome è incerta: la località ha assunto nel tempo varie denominazioni. Deriverebbe da Plaga Sclavorum, cioè Spiaggia degli Schiavoni, in ricordo dei traffici di merci e di uomini che caratterizzavano nell’antichità la costa Tirrenica, oppure da Plaga Slavorum, e cioè Spiaggia degli Slavoni, per la presenza in loco di una colonia di Slavi. La frazione marina (Praia a Mare) del vicino comune montano (Aieta) diviene amministrativamente autonoma nel 1928, assumendo il nome definitivo di Praia a Mare.
Oggi Praia a Mare, che ingloba anche l’Isola di Dino, vive principalmente di turismo.
LUOGHI DA VISITARE
La Rocca di Praia
La Torre di Fiuzzi
- Chiesa del Sacro Cuore
- Santuario della Madonna della Grotta
- Isola di Dino
ECONOMIA
Agricoltura, artigianato, industria e turismo
Di modesto rilievo ma che completano lo scenario economico di Praia a Mare sono le piccole industrie di vari settori e le aziende e cooperative agricole, operanti nella coltivazione e produzione di olio, piante officinali e di recente il mirto che cresce abbondante sulla prospiciente isola di Dino ed in tutto il territorio di Praia a Mare.
Per anni Praia a Mare è stato uno dei più importanti distretti tessili della Calabria.
Il turismo si basa sul settore balneare, dal 2015 Praia a Mare si fregia della Bandiera Verde per le spiagge migliori per i bambini.
PERSONE LEGATE A PRAIA A MARE
- Francesco De Francesco – calciatore. Nato a Praia a Mare il 21 settembre 1977, inizia la carriera nella formazione dilettantistica locale Armando Picchi. Ha giocato nel Milan di Capello, nel Genoa, Cosenza, Treviso, Lecce, Salernitana.
- Cristina Mantis – attrice e regista, residente a Praia a Mare, nata a Cassano allo Ionio.
- Davide Marra – Nato e cresciuto a Praia a Mare, è stato il libero della Nazionale Italiana di Pallavolo nei Mondiali di Volley 2011.
- Pietro De Giorgio – calciatore.
- Debora Patta – giornalista e manager sudafricana.
BY PETERFASO