Intervista al DS Stefano Giuliani


Stefano Giuliani dopo alcune stagioni alla Nippo-Vini Fantini in qualità di DS, ha fondato la MsTina-Focus, squadra italo-rumena che milita nella categoria Continental e ambisce al difficile salto di categoria. Stefano è stato anche un ciclista professionista dal 1983 al 1991 vincendo due tappe al Giro d’Italia (’88-’89).

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Caro Stefano…

1- Sei soddisfatto dell’andamento dei tuoi corridori fino ad ora?

1- Fino ad ora sono soddisfatto anche se non è facile fare un consuntivo in questa fase della stagione con una squadra nuova.

 

2- Quali sono i tuoi obiettivi da neo DS della MsTina Focus per questa  stagione e per il futuro?

2- Dato che è una squadra nuova ho più mansioni, mi devo dividere tra i ruoli di Manager e DS, con l’esperienza riesco a conviverci ma non è il massimo. Per il futuro l’ambizione di ogni Manager/DS è quella di fare il salto di categoria anche se di questi tempi è difficile, ma io ci sto provando.

 

3- Per un corridore il sogno è quello di vincere una grande corsa e per un DS?

3- Da DS mi sono tolto tante soddisfazioni ma bisogna ambire ad obiettivi sempre più importanti. Mi sarebbe piaciuto lavorare in una WorldTour dove c’è sì uno schema aziendale ma anche tanta qualità ed è quindi più facile, però io non posso giudicare perché fino adesso non avuto l’occasione di lavorarci.

 

4- Com’è la giornata tipo di un DS nei giorni di  gara?

4- Per me il ruolo del DS è una sorta di vocazione e non mi pesa, siamo i primi ad alzarci e gli ultimi ad andare a letto. Siamo come un circo, dal fuori sembra tutto bello ma ogni mattina si monta e alla sera smonta tutto, il giorno dopo si rincomincia e non sai mai quali imprevisti puoi incontrare.

 

5- Quali sono le corse a tuo avviso meglio organizzate?

5- Le gare più organizzate sono quelle più strutturate e che hanno più storia, ovvero tutte le corse WorldTour (Giro d’Italia, Tour de France, Vuelta a Espana e tutte le altre). Ma è anche normale perché a monte di queste corse c’è una buona organizzazione e ai giorni d’oggi il budget economico fa la differenza come accade un po’ in tutti gli altri settori (sportivi e non solo) d’altronde.

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6- Qual è il luogo più bello che hai visitato in veste di direttore sportivo?

6- E’ difficile rispondere perché ho avuto la fortuna di girare il mondo e sinceramente sono un po’ in difficoltà ad individuare il luogo più bello che ho visitato. Uno dei luoghi più belli è stata Roma in occasione del Giro di quest’anno, è una città meravigliosa e ricca di storia!

 

7- C’è un corridore a cui sei particolarmente affezionato?

7- Con io miei corridori ci ho messo sempre tanto cuore e forse anche troppo romanticismo. Tanti anni fa ho avuto la soddisfazione di rilanciare Ivan Quaranta dopo che aveva smesso e ho provato forti emozioni, un episodio simile più recente, senza fare torto a nessuno, l’ho vissuto con Eduard Grosu quando ancora nessuno lo conosceva. Il ruolo che mi è piaciuto di più è stato quello di scommettere su quei corridori su cui nessuno ci credeva  e trovare il singolo talento, lontano dagli occhi delle WorldTour e dei procuratori.

 

8.Immagino che per un DS oltre che  vincere le corse possa essere una grande soddisfazione lanciare un giovane. A tal proposito hai un episodio da raccontare?

8- Questa domanda si ricollega alla 7. Io sono sempre stato un DS atipico che ha dovuto creare squadre, la mia mentalità è un po’ diversa da quella dei miei colleghi (lo era anche da corridore). Io vedo lo sport in un altro modo perché ai miei tempi si correva per uscire fuori dal ghetto per fame, per ambizione e per tante altre cose; oggi i corridori sono un po’ più coccolati e spesso è difficile motivarli anche perché a volte il nostro motivatore più importante siamo noi stessi. Al giorno d’oggi il DS deve essere un buono psicologo anche se a volte non basta.

 

9- Pensi  che la nuova riforma che prevede la riduzione di un corridore sia nelle gare di un giorno che nei grandi giri stia aumentando la sicurezza in gruppo?

9- Penso che la sicurezza sia migliorata ma di poco perché al di là del numero dei partecipanti conta l’attenzione dei corridori  e degli addetti ai lavori in gruppo.

 

10.Sei favorevole all’uso delle radioline durante le corse?

10- Le radioline servono ma non per stressare i corridori, sono utili per fornirli qualche nozione in più, ad esempio se ci avvertono in ammiraglia che ci sono dei pericoli li avvisiamo con le radioline perché non ci è possibile raggiungerli in altro modo. Io sono abituato alla vecchia maniera e faccio grandi riunioni alla partenza (senza pressarli alla sera). Se c’è uno schema e c’è squadra le radioline servono a poco, sono utili appunto per avvertire gli atleti di un imprevisto o di un pericolo sul percorso. Però se i corridori non sono motivati e non ci credono nel modo giusto le radio non ti aiutano in questo senso, anche perché a volte fanno finta di non sentirti.

 

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Stefano Giuliani e i suoi ragazzi alla partenza della seconda tappa del Tour of Bihor

 

11- Se potessi cambiare qualcosa nel regolamento UCI, che cosa cambieresti?

11- Se potessi cambiare qualcosa del regolamento UCI rimetterei la categoria professionisti senza la suddivisione in WorldTour, Professional e Continental perché c’è molta confusione. Rimetterei la categoria dilettanti senza limite di età e da lì farli fare gavetta, ci sono corridori che sono pronti a fare il salto categoria da giovanissimi mentre altri hanno bisogno di più tempo.  A volte sento dire che bisogna andare all’estero per avere un livello superiore ma basterebbe allargare la categoria dilettanti evitando di bruciare i giovani e sfruttando l’esperienza degli ex corridori.

 

12- Qual è il tuo libro preferito?

12- Di libri ne leggo pochi perché sono sempre stato un dinamico. Leggo molto quello che mi interessa sui social, giornali e web informandomi soprattutto sul ciclismo.

 

Grazie a Stefano Giuliani per la disponibilità.

by Pietro Fasola

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