Storie d’Africa – Il sogno e la tragedia di Muya


John Njoroge Muya è nato in Kenya e dopo aver terminato la High School aveva continuato gli studi frequentando la University of Nairobi. Adesso avrebbe 34 anni, avrebbe perchè John non c’è più. Il 18 ottobre 2014 era nelle Filippine, non in vacanza ma per correre il Tour of Matabungkay; John aveva vinto la prima tappa e indossava la maglia di leader. Durante la tappa regina era nel gruppetto di testa con tutti i migliori quando si lanciarono in picchiata in discesa, una curva dietro la quale si nascondeva una macchina che procedeva in senso contrario ai corridori fu fatale al povero John. L’impatto fu terribile e non ci fu niente da fare.

John aveva cominciato ad andare in bici non per gioco ma per lavoro, doveva trasportare i bidoni del latte e così, per forza di cose, si allenava tutti i giorni e andava pure forte. L’esordio, come da prassi in Africa, avvenne nel 2010 al Tour of Rwanda, dopo un ottimo inizio fu costretto ad arrendersi alla quarta frazione.
Fin dall’esordio, forse per scaramanzia o chissà per quale altro motivo, John non si separava mai dai suoi orologi che teneva sempre al polso, anche in corsa.

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Nel 2012 era tornato alla corsa principe del calendario africano, il Tour of Rwanda. Questa volta si era presentato in grandissima forma e dopo aver sfiorato la vittoria più volte concluse la classifica generale in terza posizione alle spalle di due sudafricani.

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L’anno successivo corse prima in Gabon e poi nuovamente in Rwanda dove inseguì la vittoria senza trovarla, in compenso chiuse quarto in classifica generale. Nel 2014 corse con un team del suo paese, il Kenyan Riders’ e venne anche convocato ai Giochi del Commonwealth dove concluse la prova a cronometro in tredicesima posizione a poco più di 9′ da Alex Dowsett, il vincitore. John sognava di partecipare al Tour de France, dove il kenyano bianco, Chris Froome, stava scrivendo la storia, ma ormai John aveva la consapevolezza che quel desiderio sarebbe rimasto solo un sogno.

Poco dopo la sua morte i Kenyan Riders tornarono a correre per ricordarlo e perchè come dicono loro “noi apparteniamo alla strada”.

by peterfaso

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