Intervista al DS Giovanni Ellena


Giovanni Ellena è un direttore sportivo dell’Androni Giocattoli-Sidermec, una formazione italiana che milita nella categoria Pro Teams. Nella sua carriera da DS Giovanni ha seguito fior di campioni, da Rujano a Bernal passando per Scarponi, Sosa e tanti altri.

Foto presa dal profilo Facebook di Giovanni Ellena

1. Quali sono i tuoi obiettivi da DS del team Androni Giocattoli Sidermec per i prossimi mesi di questo 2020?

In un anno come questo l’unico obiettivo deve essere la salute, e portare a casa il numero maggiore di gare e di attività per dare visibilità agli sponsor. Senza però dimenticare di preservare la salute di tutti gli atleti, dello staff, e di conseguenza del pubblico.

2. Per un corridore il sogno più grande è vincere una grande corsa e per un DS?

Crescere il corridore che vince la grande corsa e sentirsi, in minima percentuale, parte di quella vittoria.

3. Negli ultimi anni il team Androni ha valorizzato giovani talenti sudamericani, come fate a “scovarli”? Avete degli scout in Sud America?

Si, abbiamo degli amici che ci segnalano gli atleti, e poi abbiamo un sistema di gestione che permette a questi atleti di esprimersi anche se lontani da casa. Vedi il nostro ritiro chiamato scherzosamente “Buasca Team”.

4. Immagino che per un DS oltre che vincere le corse possa essere una grande soddisfazione lanciare un giovane. A tal proposito hai un episodio da raccontare?

Sarebbe scontato raccontare qualcosa di Bernal, Sosa o Ballerini.Voglio invece raccontare di Alessandro De Marchi alla Parigi-Bruxelles 2010 da stagista. Gli dissi: “giovane, tu devi farti vedere, vai in fuga”. Fece 220 km di fuga e per poco non arrivò al traguardo. Da lì in avanti il Dema lo conosciamo tutti. A casa ho ancora un suo regalo, un libro sulla resilienza con una sua dedica che custodisco gelosamente.

5. Quali sono le corse a tuo avviso meglio organizzate?

Tutti gli sforzi degli organizzatori sono importanti, le realtà sono diverse, il pubblico è diverso, le strade sono diverse, il traffico è diverso. Difficile fare confronti senza fare torti a chi fatica di più e magari ottiene di meno ma non per responsabilità soggettive.

6. Qual è il luogo più bello che hai visitato in veste di direttore sportivo?

Tutti i posti sono belli, dipende dallo stato d’ animo del momento. Il ciclismo sicuramente mi ha fatto conoscere il mondo, ma amare ancora di più il mio territorio nativo, il Canavese, dove si allenano i nostri atleti stranieri .

7. Qual è stata la gioia e la delusione più grande che hai ricevuto durante la tua carriera di DS?

La gioia più grande l’ultima vittoria, sempre. La delusione più grande il tradimento di un corridore di cui ti sei fidato.

8. A tuo avviso cosa si dovrebbe e/o potrebbe fare per garantire una sicurezza maggiore durante le corse?

Le velocità sono ormai aumentate e le preparazioni dei corridori hanno portato ad un livellamento in alto, tutto si gioca sul filo dei secondi. Forse inasprire ulteriormente certi percorsi darebbe meno esigenza di giocarsi tutto per prendere una curva in 10° posizione piuttosto che in 20°. Purtroppo il ciclismo senza rischi non esiste, la bici è fatta di equilibrio, e l’equilibrio sottintende la caduta. Ma gli arrivi in volata su rettilinei in discesa sono da assassini, il perché a volte esistano non ha risposta.

8. Mi racconti una tua giornata tipo, in qualità di DS, durante una tappa del Giro d’Italia?

Sveglia presto, nanna tardi. Ecco la sintesi. A parte gli scherzi, per prima cosa, la colazione è un importante momento di confronto con i medici che hanno monitorato lo stato di recupero e salute dei ragazzi. Poi un occhio al personale per cercare di capire le eventuali problematiche e dopodiché ci si dirige alla partenza. Della gara c’è poco da spiegare, si vede tutto in tele. La parte più impegnativa è il rientro in hotel, dove ci si deve confrontare con gli atleti e programmare la giornata successiva nei minimi dettagli. Sia sulle conoscenze del percorso (lavoro già svolto nelle giornate pre gara, ma sempre da rivedere) che sulle mansioni di ogni componente dello staff (da chi va in hotel a chi fa i rifornimenti, ecc…).

10. Se potessi cambiare qualcosa nel regolamento dell’UCI, che cosa cambieresti?

Cambierei la scala di valori, la base deve essere aiutata dalla vetta. Invece molto spesso ci sono conflitti, tra i ricchi ed i poveri, inutili e deleteri per la crescita del ciclismo.

11. Sei favorevole all’uso delle radioline durante le corse?

Sicuramente, anacronistico non usarle. Pensate a come sono le strade odierne, rotonde, spartitraffici, ecc…Pensate sia sicuro andare a parlare con i corridori in gruppo se togliessimo le radioline?

12. Secondo te sarebbe funzionale introdurre nel ciclismo il “cartellino” sul corridore come già accade nel calcio?

Non sarebbe solo funzionale, sarebbe già troppo tardi, in ogni caso.

13. Quali sono il tuo libro, piatto e brano musicale preferiti?

Come libro dico “Cuore di Lupo” di Ron Lawrence, una storia del rapporto tra un uomo ed il suo cane lupo Yucon, ambientato in Canada. Il mio piatto preferito è la polenta concia mentre per quanto riguarda la musica “Diamante” di Zucchero e “La cura” di Battiato.

“Diamante” di Zucchero
“La Cura” di Battiato

14. Descriviti con 3 aggettivi.

Testardo, sensibile e pignolo.

Grazie a Giovanni Ellena per la disponibilità!

Articolo a cura di Pietro Fasola.


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