Il calciatore senegalese Ameth Fall ha l’obiettivo di costruire una formazione Under23, a partire dal 2021, per rilanciare il movimento ciclistico del comasco e del lecchese. Un territorio ricco di talenti ma privo di squadre che permettano loro di fare, eventualmente, il salto dalla categoria juniores al professionismo. Le abitudini, certo, rendono la vita più comoda ma anche meno eroica.

1- Cosa ti spinge a lanciarti in questa nuova sfida? Come ti sei avvicinato al ciclismo?
“Sono nato a Dakar, in Senegal, il 4 aprile 1991. A 16 anni mi sono trasferito in Italia, più precisamente a Rimini, in cerca di fortuna. Quando sono arrivato qui non conoscevo mezza parola di italiano e il mio destino sembrava già scritto, dovevo vendere CD nelle spiagge della Romagna. Da tipo testardo quale sono non ha accettato quella proposta di lavoro. In Senegal ero un buon calciatore, e un giorno in sella ad una vecchia bici di proprietà di un mio parente che mi ospitava, sono partito in cerca di una squadra di calcio che mi desse l’opportunità di dimostrare il mio talento. Sulla mia strada apparve il Rimini del presidente Renzi, che per me fu un padre più che un presidente. Dopo due giorni di provino mi tesserò, e la domenica successiva ero già titolare nella sua squadra. Dopo poche partite disputate mi notò il Cesena, che mi acquistò. Da lì iniziò la mia carriera nel calcio italiano, ho giocato in numerose squadre: Bellaria, Barletta, Catania, Salernitana, Ischia, Fidelis Andria, Como, Sanremese ed infine Lecco”.
“In Romagna ebbe inizio anche la mia passione per la bicicletta e per il ciclismo. Dopo il primo contratto firmato con il Cesena corsi subito ad acquistare un Wilier, la usavo per allenarmi nei momenti liberi dal calcio. La Romagna é una terra di ciclismo, la terra del mai dimenticato Marco Pantani, nonché una terra di tantissimi ciclo amatori. Con il passare degli anni mi sono avvicinato al ciclismo professionistico, seguendo tutte le gare possibili in tv, e quando ho modo direttamente sulle strade, soprattutto il Giro d’Italia. Il mio passo alpino preferito da scalare in bicicletta rimane il Passo Fedaia, una di quelle lingue d’asfalto che ti fanno gli sberleffi in faccia ma ti permettono di allenare la testa e non mollare il bersaglio. Scalare i passi alpini con la bici è un esercizio di umiltà che permette di non perdere il senso della misura”.
“Piedi a terra, ragazzo mio. Umiltà, tanta” questo é il mio motto quando vado in bici, ma anche nella vita di tutti i giorni.

2- Essendo originario del Senegal, e avendo giocato in squadre un po’ in tutta Italia, perché hai deciso di realizzare questo progetto proprio nel lecchese?
“Ho scelto di creare un progetto nel territorio del lago di Como, perché qui ho trovato una seconda casa. Amo questi posti, di una bellezza da far invidia a tutto il mondo. Questo progetto riguarda il territorio lecchese e comasco. Calcisticamente parlando sono due realtà che tradizionalmente vivono una forte rivalità con numerosi screzi e sfottò, conosco bene entrambe le piazze avendo giocato sia nel Lecco che nel Como, ma dal punto di vista ciclistico sono un’unica realtà. È un territorio ricco di talenti ma privo di squadre Under 23, tra la categoria juniores e quella successiva c’è il vuoto. Il mio progetto ha proprio l’obiettivo di colmare questo vuoto”.
3- In cosa consiste questo progetto? Con chi lo porti avanti?
“Il mio progetto é fondato su un business plan di 5 anni, nei primi tre anni l’obiettivo è di fare una squadra under 23, dal quarto anno il salto nella categoria Continental. In questo progetto mi assistono altre due persone presenti nel mondo del ciclismo da diversi anni. Abbiamo cercato in queste settimane di sensibilizzare la politica e gli imprenditori locali, per cercare di formare un grande gruppo per creare qualcosa di importante in questo territorio. Il ciclismo non può morire in questa terra. Fammi ringraziare pubblicamente due ragazzi under 23 di questo territorio che il prossimo anno passeranno professionisti, sto parlando di Filippo Conca e Luca Colnaghi. Per le loro possibilità hanno cercato in questi ultimi giorni di sensibilizzare il territorio cercando di diffondere e far sposare questo progetto. Prima di essere corridori si é uomini, e loro hanno dimostrato che non si é campioni solo in strada ma anche fuori. Invito chi ne ha voglia e possibilità a contattarci e credere nel nostro progetto, siamo persone serie e umili, coi piedi per terra vogliamo creare qualcosa di importante nel territorio”.
L’assenza di una squadra Under23 in questo territorio costringe molti atleti ad andare in altre squadre distanti, talvolta anche in altre regioni o all’estero, con il rischio che molti di loro smettano di correre. Il territorio lariano, sia nel comasco che nel lecchese, è da sempre terra di ciclismo e sono tanti i corridori cresciuti in queste zone e poi approdati al professionismo. Non va dimenticato che a livello juniores esiste una grande realtà come il CC Canturino 1902 che ha lanciato molte giovani promesse: Andrea e Nicola Bagioli, Davide Ballerini, Davide Orrico, Alessandro Fancellu, Simone Petilli, e tanti altri; è di quest’anno la vittoria del Campionato Italiano juniores con Andrea Montoli.
Grazie ad Ameth Fall per la disponibilità!
Articolo a cura di Pietro Fasola