C’era una volta……il ciclismo in Africa – I parte


In Burkina Faso si tiene la corsa più storica, in Rwanda la più prestigiosa ed in Senegal la più folle. Ovunque si corra la sostanza non cambia, l’improvvisazione e la disorganizzazione sono all’ordine del giorno.

DaL tOUR DU fASO AL tOUR DU rWANDA PASSANDO PER IL tOUR DU SENEGAL, IL TOUR DU CAMEROUN, LA TROPICALE AMISSA BONGO, IL TOUR DE LA COTE D’IVOIRE, IL TOUR of egypt, il tour of congo e tanto altro.

TOUR DU FASO: LA CORSA PIù Famosa, Costante E MEGLIO ORGANIZZATA (FORSE) D’AFRICA.

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La corsa più famosa e costante del continente africano è il Tour du Faso, nato nel 1987. Per anni è stato organizzato dall’Aso (la stessa organizzazione che dirige il Tour de France) mentre dal 2009 se ne occupa direttamente il Governo del Burkina Faso. Dal 1987 ad oggi si è sempre disputato ad eccezione del 2014 quando venne annullato a causa dell’epidemia di ebola che aveva colpito il paese del West Africa. Generalmente la corsa inizia e si conclude a Ouagadougou, la capitale; in tutto ci sono 10 frazioni, a partecipare sono una decina di selezioni africane e quattro/cinque squadre europee. Lo scorso anno (2018) per la prima volta nella storia venne disputata una cronometro a squadre di 31 km, certamente quella frazione non verrà dimenticata da Karim Gnozigue e Jean Camille Bafai, gli unici due atleti togolesi rimasti in corsa che dovettero fare miracoli per non andare fuori tempo massimo (dato che le altre formazioni potevano contare su almeno 5 elementi). Nelle ultime sette edizioni si sono imposti solo corridori africani (4 burkinabè, 1 ivoriano e 2 marocchini) ed è stato trovato positivo un solo atleta: il burkinabè Abdoul Aziz Nikiéma (vincitore, ma poi squalificato, dell’edizione 2013).

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Anche se il Tour du Faso gode di una buona organizzazione, anche lì, come nel resto dell’Africa, ogni regola diventa relativa .E’ quello che accadde nella prima tappa dell’edizione del 2006: l’ultimo a tagliare il traguardo fu il togolese Attivi Egue. Al suo arrivo non trovò nemmeno i commissari di giuria che si erano già rifugiati in albergo. Così Mauro Aristei, il presidente, convocò tutta la giuria e insieme decisero di fare un grandissimo regalo a Egue. Lo classificarono ultimo a 26′ minuti dal vincitore consentendoli di continuare la sua avventura che però si concluse nella tappa successiva. Nella seconda frazione arrivò nuovamente ultimo, questa volta con un ora e sedici minuti di ritardo, costringendo la giuria a metterlo fuori tempo massimo con altri cinque corridori. Dopo sette anni, nel 2013, partecipò nuovamente al Tour du Faso, finendo ancora fuori tempo massimo nella seconda frazione. Nel 2006 il Tour du Faso vanta anche la partecipazione di Michael Barboza, soprannominato il senegalese bianco. Michael ha la mamma francese, il papà senegalese, la nonna paterna di Capo Verde, il nonno paterno senegalese e i nonni materni francesi. Michael è francese di Poitiers ma nel dubbio si è tenuto la doppia nazionalità che gli ha permesso di partecipare a questa avventura.

Nel dicembre del 1959, Fausto Coppi in compagnia di Jacques Anquetil, Henry Anglade, Roger Rivière e Raphaël Géminiani andò nell’attuale Burkina Faso per partecipare ad un paio di kermesse e battute di caccia. Il Campionissimo contrasse la malaria, non venne diagnostica e di conseguenza nemmeno curata, e morì nel gennaio del 1960 a Tortona.

TOUR DU RWANDA: DOPO ANNI DI follie apre le porte ai team worldtour

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Il Tour du Rwanda è una corsa di otto tappe nata nel 1988 come corsa amatoriale, dal 1991 al 2000 non venne nemmeno organizzata. Nel 2009 entrò a far parte dell’UCI Africa Tour, anno dopo anno ha acquisito maggior notorietà fino a raggiungere il livello 2.1 nel 2019, aprendosi di conseguenza anche alle formazioni WorldTour. Delle 22 edizioni disputate solamente una è stata vinta da un corridore non africano, si tratta dello statunitense Kiel Reijnen che si impose nel 2011. Nel 2019 si è imposto l’eritreo Kudus del Team Astana.

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Il Tour du Rwanda è una corsa dura, forse fin troppo dura per la maggior parte dei corridori africani che si presentano al via, per cause di forza maggiore, con una condizione precaria e materiali preistorici. Al contrario di quello che si pensa, in Rwanda ci sono moltissimi altipiani e montagne sopra ai 2000 metri e centinaia di spettatori che riempono le strade dal primo all’ultimo chilometro. Di conseguenza negli anni non solo sono aumentati gli sponsor e i premi in denaro (altissimi se comparati con le altre corse africane) ma anche la notorietà del muro di Kigali, una rampa in porfido con pendenze intorno all’8% che viene generalmente affrontato nella tappa conclusiva nei pressi della capitale e costringe parecchi corridori a mettere piede a terra

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Un anno accade una cosa alquanto anomala, i corridori arrivati nell’ultima frazione erano più numerosi di quelli partiti nella prima tappa. Un motivo però c’era, tra furti e ritardi, molti corridori arrivarono a partenza già avvenuta e così vennero aggregati di tappa in tappa con il tempo dell’ultimo classificato. 

TOUR DU SENGAL: TRA IMPROVVISAZIONE E ORDINARIA FOLLIA

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Il Tour du Senegal è una corsa di sei, sette, otto o nove tappe nata nel 1998. Anche se un primo giro ciclistico in Senegal venne disputato nel 1970, il vincitore fu Hakim Hamza. Dal 2005 è diventato un evento dell’UCI Africa Tour di livello 2.2, purtroppo dal 2011 al 2014 non è stato organizzato. Nel palmares della corsa senegalese saltano all’occhio due vittorie italiane, si tratta di Leonardo Scarselli (2003) e Mariano Giallorenzo (2004), attuale DS della Meridiana-Kamen. Quest’anno (2019) il Tour du Senegal, inizialmente programmato ad aprile, è stato improvvisamente spostato nel mese di novembre senza spiegazioni.

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Ma questo è nulla se pensiamo che nel 2018 la prima frazione, da Dakar a Thiès, venne annullata non per condizioni di meteo avverso ma per l’assenza del medico e della seconda ambulanza. Per la cronaca la partenza della tappa era fissata per le 9:00, ma solo verso le 9:30 si sono presentati i corridori e i loro tecnici, le ammiraglie invece sono state consegnate alle dodici formazioni presenti verso le 10:30 e solo un ora più tardi è stata ufficialmente annullata la tappa.

di Pietro Fasola

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